SAN PIETRO CELESTINO

LA PERDONANZA CELESTINIANA

SPIRITUALITA' CELESTINA

La Storia

Il cuore del documento papale che sta a fondamento della Perdonanza celestiniana - (“littere” erano detti a quel tempo gli atti che oggi noi chiamiamo la “bolla”) - così si esprime:
“Assolviamo dalla colpa e dalla pena dei peccati commessi dopo il battesimo, quanti, credenti in Cristo, sinceramente pentiti e confessando le loro colpe, ogni anno visiteranno la chiesa di Santa Maria di Collemaggio nell'Aquila, dai primi ai secondi vespri della memoria della decollazione di San Giovanni Battista.”. Un'indulgenza plenaria, senza dubbio straordinaria, che in precedenza veniva concessa solo ai crociati ed aveva probabilmente unico precedente in quella concessione orale che secondo la tradizione fu fatta a San Francesco d'Assisi nel 1216 da Papa Onorio III (il principale e più antico documento storico relativo alla concessione detto “diploma di Teobaldo” è stato emanato il 10 agosto 1310). L'indulgenza plenaria aquilana del 1294, invece, precede ed è la stessa che pochi anni dopo Papa Bonifacio VIII elargirà, istituendo nel 1300 il primo giubileo della storia.
La concessione fatta dal nuovo pontefice Celestino V si pone in continuità con quanto attestato su di lui dalle fonti più antiche e dai discepoli vissuti accanto a lui e nutriti della sua spiritualità, compagni delle sue austerità.
Tutti costoro, infatti, testimoniano “il grande desiderio di fra’ Pietro di salvare le anime; la sua avidità di sottrarre alle fauci del diavolo le anime e trasferirle nell'ovile Santo di Dio”.
I contemporanei fanno ancora notare: “Sarebbe doveroso ricordare le molte espressioni della sua misericordia e compassione verso i poveri, i quali voleva che mai si dipartissero dalla sua presenza senza aver ottenuto aiuto e sollievo, oltre che beneficio spirituale” disponendo, perfino che “nelle case del suo Ordine si vendesse il superfluo ed all'occorrenza anche sacra suppellettile per sovvenire ai bisogni dei poveri e degli indigenti”.
Un biografo antico annota ancora che “Celestino, padre delle misericordie, attingendo alla sorgente della divina misericordia, dopo aver concesso l'indulgenza nel giorno della sua elezione, reiterandole il dì ottavo, andava costatando che cardinali ed altri prelati, re e baroni si affrettavano a chiedere benefici e prebende che il sant'uomo, poiché era semplice e retto, largì a larga mano.”
Il biografo a questo punto continua osservando: “Dopo ciò, questo sant'uomo cominciò a pensare fra sé come i ricchi non desistessero dal richiedere petulantemente benefici e ricchezze materiali, mentre i poveri mancavano perfino del pane quotidiano; andava quindi escogitando come sovvenirli in qualche modo, almeno con doni spirituali. Deliberò pertanto di largire ad essi i beni che si perpetuano negli eterni tabernacoli, concedendo l'indulgenza plenaria, per il cristiano sinceramente pentito e debitamente confessato, legandola al suo tempio mariano del Colle di Maggio e confermò il dono con privilegio bollato”.
Intenzione esplicita e finalità volute dal nuovo pontefice furono andare incontro alla sete del divino e favorire in tutto il popolo cristiano una generale riconciliazione della coscienza con Dio e con i fratelli.
Fu un atto d’altissima rilevanza spirituale non soltanto formulato mediante una concessione orale, ma elargito in forma ufficiale e permanente mediante una pergamena, fornita di sigillo papale (“privilegio bullato”).
Fu espressione della sua carità pastorale e del suo ardente desiderio della salvezza di tutti gli uomini. Come ogni atto autenticamente spirituale, il dono di Papa Celestino si poneva, e si pone, al centro delle questioni più vive e dei problemi che costituiscono lo scenario del cammino e della storia concreta degli individui e delle comunità.
Il Papa donava, così, alla città di L’Aquila e alla sua chiesa locale la missione di essere segno e strumento del perdono di Dio che rinnova l'uomo dall'interno rendendolo capace di ricostruire in se stesso e nella società ponti di riconciliazione e cantieri di pace.