SAN PIETRO CELESTINO

LA PERDONANZA CELESTINIANA

SPIRITUALITA' CELESTINA

La Storia

1320.
L'Aquila, fondata da pochi decenni, si sta riprendendo dal terremoto del 1315.
L'Italia, e l'Europa tutta, stanno attraversando un periodo di grande crisi economica dovuto alle pessime annate del 1313 e del 1317 che hanno causato raccolti scarsissimi minando una società prevalentemente agricola.
La Chiesa sta attraversando gli anni della cattività avignonese.
Sul soglio pontificio siede Papa Giovanni XXII, il Pontefice a cui dobbiamo la processione del Corpus Domini e la festa della S.ma Trinità, l'introduzione della recita dell'Angelus al tramonto in onore della Vergine e la canonizzazione di S. Tommaso d'Aquino. Colui che istituì il Tribunale della Sacra Rota e osteggiò le comunità miste.
Il ramo maschile dell'Ordine Celestino (quello femminile non esiste ancora) vede un momento fondamentale della sua storia.
Nel Capitolo Generale elabora le sue prime costituzioni, che verranno approvate il 25 marzo 1321 dal Papa Giovanni XXII con la bolla Solicitidinis patoralis.
San Pietro Celestino è morto da 26 anni, due anni dopo essere stato consacrato pontefice alla Basilica di Collemaggio a L'Aquila per poi riprendere, alcuni mesi dopo, la sua veste monastica rinunciando al pontificato.
Il Capitolo di San Pietro in Roma fa dono a 5 donne aquilane una casa ed un terreno adiacente per ricostruire presso le mura di cinta della città dell'Aquila un Monastero sotto il titolo di San Basilio per professarvi la Regola Benedettina.
Le 5 donne aquilane sono: Francesca di Giovanni di Camorassale, Paola di Giovanni di Gregorio, Maria di Marino, Petruccia di Tommaso e Lia di Lalle.
Il monastero viene detto “della povera vita”.


Negli anni successivi, rispettabili e facoltose famiglie aquilane elargiscono numerosi legati sia religiosi che civili, tanto da portare il monastero in una posizione di preminenza.
I due secoli di osservanza benedettina che seguono alla fondazione del monastero sono anni di ferventi attività spirituale ed educativa

Un primo insediamento monastico può essere fatto risalire al 496.
Nei secoli si sono susseguiti una comunità monastica equiziana, di cui deve aver fatto parte anche San Germano, l'eremita venerato oggi dalle Monache di San Basilio, ed una comunità monastica femminile, con annesso un educandato per fanciulle.
La fondazione del Monastero viene comunque datata al 1320 e l'anno scorso è stato celebrato il Settecentenario del Monastero (slittato di un anno a causa del covid) con una settimana di eventi, convegni e momenti artistici.
La funzione sociale educativa svolta da questo monastero è antecedente alla fondazione dello stesso e alla fondazione della stessa città de L'Aquila.


Fin da subito è sede di un convitto con annessa scuole e costituisce così un punto di riferimento importante per la formazione della gioventù e assume una posizione di grande prestigio non solo in città ma anche fuori, tanto da essere dichiarata “immediatamente soggetta al capitolo della patriarcale Basilica di San Pietro in Roma”.
Fiorenti le vocazioni, numerosa la Comunità, le suore vivono nell'osservanza della Regola di San Benedetto, Ora et labora, pregando e svolgendo lavori vari socialmente utili.
Il prestigio raggiunto dal Monastero è tale che la nobildonna italo-spagnola Maria Pereira Noroña Camponeschi, nonna di Papa Paolo IV (lo stesso che anni dopo avrebbe firmato il breve che concedeva alle Monache di San Basilio di lucrare l'Indulgenza della Perdonanza pregando sull'altare di San Germano), rimasta vedova, lo sceglie come luogo di riposo.
Suo marito era Pietro Lalle Camponeschi, Conte di Montorio e patrizio aquilano, era stato viceré degli Abruzzi.
Muore nel 1490.
La loro figlia Vittoria sarà la madre di Gian Pietro Carafa, il futuro Papa Paolo IV.


In questi anni di osservanza benedettina, le Monache coltivano la devozione per San Germano.
All'interno del Monastero fanno costruire un altare sul luogo in cui è stato sepolto il santo anacoreta.
Il 18 agosto 1491 le Monache di San Basilio inviano e vedono approvarsi una supplica a Papa Innocenzo VIII con cui richiedono di “acquistare” l'Indulgenza della Perdonanza ogni anno pregando sull'altare di San Germano dai primi vespri ai secondi vespri della festività della Decollazione di San Giovanni Battista.
Ciò probabilmente in vista di un futuro passaggio all'osservanza celestina.


Nel 1493 la Regina Giovanna D'Aragona, moglie di Ferdinando II di Napoli, giunta a L'Aquila per una visita della città, include il Monastero nel suo itinerario come tappa di interesse culturale da visitare.
Il Quattrocento corrisponde ad un'età d'oro per L'Aquila.
Dopo la ricostruzione a seguito del terremoto del 1461, la città prospera per i suoi commerci tanto da diventare la città più importante del Regno dopo Napoli.
Nel 1428 riceve da Ferrante D'Aragona il privilegio della Zecca e con questo il permesso di battere moneta.
Nel 1458 viene istituita l'Università.
Nel 1482 Adam da Rottweil, discepolo di Gutemberg, impianta la prima tipografia.


Ma sul finire del secolo, le guerre con Rieti, le lotte interne tra famiglie ed i continui terremoti determinano l'inizio della decadenza.
Il Cinquecento è un secolo di decadenza per L'Aquila, gravata da una spietata dominazione spagnola.

Gli aquilani sono obbligati a rinunciare al controllo del contado e ciò determina tangibili ripercussioni economiche.
Sul finire del secolo, l'arrivo di Margherita d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V d'Asburgo, porta la città a vivere un periodo idillico, favorendone la rinascita culturale e sociale.
Giunta a L'Aquila il 16 dicembre 1572, Margherita d'Austria ottiene dal fratello Filippo II il governo della città.
La sua politica è ben accettata dagli aquilani che, dopo anni di carestie e sconvolgimenti politici da parte degli spagnoli, vedono la governatrice amministrare saggiamente i suoi feudi e risolvere delicate questioni territoriali.
La “Madama”, come piace farsi chiamare, si insedia nel Palazzo del Capitano e lo trasforma in un prestigioso palazzo rinascimentale per ospitarvi uno stuolo di artisti e intellettuali.
Vi rimarrà fino alla sua morte, che avverrà nel 1586.
Amante della cultura, attraverso le opere urbanistiche, le innovazioni di tipo economico ed i gradi ricevimenti, conferisce all'intera città una suggestiva e caratteristica atmosfera cortigiana.
Una donna di straordinaria importanza per la storia aquilana. L'Aquila, sotto il suo governo, si fa conoscere a livello europeo come città d'arte e di cultura.
La Governatrice Margherita d'Austria accorda personalmente una “protezione” tutta particolare al Monastero San Basilio, riconosciuto come luogo di prestigio nel suo disegno di promozione artistica e culturale della città.


Verso la fine del 1500, il Monastero San Basilio passa all'osservanza celestina.
Con un atto optativo, pur restando fedele alla Regola Benedettina, cambia le “Costituzioni” , assumendo quelle celestine, adotta l'abito dell'Ordine Celestino e passa sotto la giurisdizione dell'Abate mitrato della Basilica di Santa Maria di Collemaggio dell'Aquila.
Oltre a San Basilio, altri Monasteri Benedettini di vita contemplativa femminili esistenti nella città dell'Aquila, effettuano la stessa scelta.
Sono i Monasteri di S. Agnese (incorporato nell'antico Ospedale Civile dell'Aquila), di S. Maria dei Raccomandati (in Corso Vittorio Emanuele, sede del Comune dell'Aquila nell'800), di S. Croce in Gerusalemme (in via Roma), di S. Maria Maddalena (sito nell'antico rione di S. Maria di Farfa, nelle pertinenze dell'antico Liceo Scientifico).

È il periodo della riforma ispirata e diretta dai Celestini di Francia che hanno nel futuro Beato Giovanni Bassand un autentico campione e che impone alla Basilica di Collemaggio una più radicale fisionomia francofila.
Gli anni successivi vedono contrasti tra gli Abati di Collemaggio e i Vescovi dell'Aquila per la giurisdizione del Monastero San Basilio.
Il 6 aprile 1559 Papa Paolo IV firma il breve papale con cui concede l'Indulgenza della Perdonanza alle Monache di San Basilio, quidi la facoltà di lucrare l'Indulgenza, che gli aquilani “acquistano” secondo le disposizioni richieste e recandosi alla Basilica di Collemaggio, pregando sull'altare di San Germano.
Nel 1573, alcuni aquilani tentano senza esito di sottrarre il Monastero San Basilio alla giurisdizione dell'Abate di Collemaggio per riportarlo sotto l'originario patronato del Capitolo Vaticano.
Nel 1614, il Vescovo aquilano Guindisalvo da Ruenda e l'abate di Collemaggio sono interessati a riformare il Monastero. Don Emanuele Spicciati Fangipane emana alcuni “articoli” od “ordini” per meglio tutelare l'osservanza della Regola.
Nel 1792, Papa Pio VI conferma l'Indulgenza della Perdonanza.